
Speciale Referendum: come siamo arrivati a dover votare?
SPECIALE REFERENDUM 2025
Michele Bonanno
4/29/20251 min read
20/1/2025. La Corte Costituzionale si riunisce per decidere sull’ammissibilità di sei quesiti
referendari. Si pronuncia positivamente su cinque di questi, mentre ne ritiene uno
inammissibile. I cinque quesiti che superano il vaglio sono quelli che gli italiani sono chiamati
a votare l’8 e il 9 giugno prossimi. Quattro hanno a che fare con il diritto del lavoro, uno con
l’acquisizione della cittadinanza italiana. Ogni quesito sarà oggetto di approfondite
osservazioni nelle prossime settimane!
Il sesto quesito, che non sarà oggetto di decisione popolare, è quello per l’abrogazione della
legge sull’autonomia differenziata, anch’esso sarà analizzato prossimamente.
Politicamente, come siamo arrivati a questa tornata referendaria?
L’indizione di un referendum muove da un’istanza popolare, da un sentimento collettivo che
le istituzioni elette talvolta non riescono a soddisfare. Delle persone, normalmente politici o
attivisti, devono provare questo interesse diffuso allo Stato, attraverso o la deposizione di
500.000 mila firme di cittadini maggiorenni o su proposta di 5 consigli regionali. Una volta
accertati questi ed altri elementi formali ed amministrativi presso la Corte di Cassazione, si
passa alla sentenza di ammissibilità della Corte Costituzionale. Essa si basa su tutta una
serie di regole di accessibilità al corpo elettorale del quesito e di omogeneità giuridica dello
stesso. Solo successivamente è possibile indire il referendum, e lasciare la decisione reale
al popolo.
Per i referendum di quest’anno l’impulso politico iniziale è stato bicefalo. I quesiti aventi in
oggetto la riforma lavorista sono stati proposti e promossi dal sindacato della CGIL,
raccogliendo ben 4 milioni di firme, a margine di una più ampia movimentazione sindacale
avente come fine quello di una “contrattazione collettiva sicura, dignitosa e stabile”.
Il quesito sulla cittadinanza è stato invece pensato e patrocinato politicamente da Riccardo
Magi, segretario del partito +Europa, e sostenuto da molti partiti di sinistra. La genesi di
questo quesito è da far risalire anche alle mediatizzazione del tema durante le Olimpiadi di
Parigi del 2024. Durante la kermesse ci sono state alcune polemiche in merito alle difficoltà
burocratiche che alcune atlete in particolare hanno riscontrato nel riconoscimento regolare
della cittadinanza.
Ricorda di seguire la nostra speciale rubrica per arrivare consapevole al voto!
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